Scavi | Gravellona Toce
Ricerche archeologiche nel castrum Gravallone (Gravellona Toce, VB)
Il castrum Gravallone è un complesso fortificato, conservato allo tato di rudere, ubicato su un’altura (325 m slm) che domina il centro cittadino di Gravellona Toce e una vasta area strategica compresa tra l’imbocco della Val d’Ossola e il Lago Maggiore. Esso è citato in due soli documenti del 1028 e del 1190 e occupa superficie molto estesa (6800 mq), articolata su due distinti rilievi: uno settentrionale, oggetto della ricerca archeologica e caratterizzato dalla presenza di ruderi monumentali; l’altro meridionale, interessato da fitta vegetazione boschiva, da strutture visibili al momento solo in traccia e da una zona di
cava. Nel 2014, la Cattedra di Archeologia Cristiana e Medievale dell’Università degli Studi di Torino (Dipartimento di Studi Storici), in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, ha avviato un progetto di ricerca a lungo termine finalizzato a ricostruire e valorizzare la storia del sito, praticamente sconosciuto ma dotato di enormi potenzialità archeologiche.
Parallelamente, ha preso il via lo studio dell’incastellamento del territorio circostante, che prevede il censimento delle tracce materiali e documentarie delle strutture fortificate del Verbano. Nel biennio 2014-2015, sono state condotte due campagne di ripulitura delle strutture murarie ancora conservate sul colle settentrionale. Tali operazioni, propedeutiche alle successive indagini archeologiche, hanno consentito di realizzare una planimetria di questa porzione del sito, e, grazie all’impiego di un drone, di elaborare un primo modello 3D.
Nel 2016 hanno avuto inizio le indagini archeologiche sistematiche, ancora in corso e finalizzate a definirne con maggiore precisione gli aspetti cronologici, planimetrici, socio-economici, culturali e paleombientali. Condotte in regime di
concessione ministeriale, hanno visto la partecipazione di più di 80 studenti dell’Università di Torino e l’impiego parziale di un escavatore meccanico. Tale lavoro, finora articolato in sette aree di scavo, ha interessato due edifici (palazzo e stalla) e cinque zone esterne ad altrettante strutture (torrione, torre, muri di cinta).
I dati raccolti, ancora in corso di studio e già parzialmente confluiti all’interno di una piattaforma GIS appositamente creata, stanno permettendo di documentare un contesto socio-economico privilegiato, a conferma della rilevante importanza del sito da ricondurre al controllo e alla gestione di un ampio territorio fortemente strategico, e una complessa evoluzione architettonica di questa porzione della fortificazione. La fase edilizia più antica (forse databile al X secolo) è contraddistinta da strutture in legno (palizzate e recinti, identificati in più punti), difese da una cortina muraria esterna. Tra XI e XII secolo vengono costruiti i primi manufatti in muratura (una torre, un’abitazione, divisori interni).
Nel XIII secolo si assiste a una profonda e radicale risistemazione edilizia della fortificazione, testimoniata dalla costruzione di edifici in pietra lavorata, di cui sono ancora ben visibili i ruderi monumentali sul colle settentrionale: l’area
sommitale è interessata dalla costruzione di un palazzo, residenza della classe nobiliare locale e contraddistinto da un contesto economico elevato, mentre a nord di questo vengono realizzati una torre quadrata e un possente torrione, difeso da un recinto in muratura; una stalla, o magazzino, va invece a occupare una posizione marginale. Anche considerando la sola porzione di fortificazione indagata, ciò testimonia un ingente investimento economico, giustificato dall’esigenza di fortificare ulteriormente una struttura collocata in una posizione fortemente strategica.
Forse all’inizio del XIV secolo, in seguito a un incendio causato da un violento evento bellico, queste strutture vengono abbattute e il castello abbandonato. Al fine di completare lo studio di questa porzione del castello,
parallelamente alla conclusione delle indagini archeologiche (previste per il 2021), dello studio delle murature e della documentazione archivistica, nonché delle analisi di laboratorio, verranno ultimati il restauro e lo studio sistematico dei reperti rinvenuti. Tra questi, oltre a un rilevante numero di cuspidi da freccia e da balestra e di punte di lancia, è da segnalare un fodero di daga in bronzo, perfettamente conservato e finemente inciso con l’iconografia di un leone rampante e di San Bavone. I dati elaborati confluiranno all’interno della piattaforma GIS e permetteranno di completare l’inquadramento storico,
socio-economico, culturale e paleoambientale di questa porzione del sito.
La conclusione del progetto di studio dei castelli del territorio, consentirà inoltre di contestualizzare il castrum Gravallone all’interno delle dinamiche storiche e politiche che interessarono il Verbano nel medioevo. In attesa di indagare anche la porzione meridionale della struttura, l’edizione integrale della ricerca 2014-2021, arricchita dall’elaborazione di modelli 3D delle
differenti fasi edilizie, potrà quindi rappresentare il volano per la valorizzazione e la musealizzazione di un sito di rilevante interesse storico e archeologico.